In più di una occasione ho sottolineato, qui sul blog e in trasmissione, l' assenza in Italia di innovazione sul web nonostante ci siano molti talenti in gamba ed imprenditori capaci.
Il problema che vive chi sviluppa - personalmente sono tra questi - è molto semplice: se hai un'idea, un progetto, un'iniziativa online nel 2005 puoi contare solo su te stesso. Fattela a tuo rischio e pericolo (potremmo agiungere contro tutto e contro tutti).
Dopo la bolla, come sappiamo, nessuno è disposto ad investire; non le banche, non i venture capitalists e neppure gli incubatori/angels privati (ne esistono ancora in Italia?).
E' quindi evidente che gli unici in grado di fare progetti online in Italia oggi - non parlo di siti o applicazioni per aziende ma di software da vendere sul mercato, tipo SocialText o siti stile Flickr - sono o sviluppatori indipendenti per la gloria o gente in grado di fare tutto da sè a proprie spese (sviluppo, marketing, commercializzazione).
Via Paolo Valdemarin e altri vedo quest'idea di conferenza sul tema, davvero meritevole di interesse e ne approfitto per qualche incompleta riflessione di getto, a titolo di contributo alla discussione (per altro all'alba di 2 progetti online in fase di lancio):
- Demo. Occorre creare un evento stile Demo molto concreto; da una parte chi sviluppa dall'altra chi investe. Un incontro tra "convertiti" lo vedo poco utile ma se chi sviluppa sa che tra 4 mesi, ad esempio, ha la possibilità di parlare a una platea di investitori potenziali, ha uno stimolo notevole a prendersi dei rischi (= sviluppare l'alfa di un progetto online da presentare ai possibili finanziatori).
- Far circolare le informazioni che contano. In Italia siamo tagliati fuori da quello che succede (esce un Vimeo di turno negli USA e noi lo sappiamo quando è già fatto e finito). L'informazione nativa, arriva quando è troppo tardi; leggo circa 200 feeds al giorno ma mi rendo conto che l'informazione è publicata quando ormai il progetto è
stato ideato e le indicazioni sui nuovi trend (=investimenti) le apprendo prima, alla fine, dai miei contatti diretti. Se mettiamo insieme online la rete di conoscenze e di contatti a favore di tutti gli sviluppatori, possiamo fare in modo che chi è interessato abbia il
polso della situazione non dico in tempo reale ma con un ragionevole anticipo (creare un osservatorio online sulla S. Francisco Bay Aerea? Una realtà che si interfacci periodicamente con i Venture capitalists americani?). - Alfabetizzazione e diffusione. Internet in Italia non è spiegato bene agli utenti e alle aziende. Chi fa informazione - io per primo - deve sforzarsi sia di alfabetizzare sia di mettere in risalto l'importanza del web anche dal punto di vista del business. Come è
possibile fare business online in Italia se gli utenti sanno usare solo la posta elettronica e chi potrebbe investire considera ancora Internet un bluff? Un mercato competente è in grado di usare i servizi. Più divulgatori ci sono meglio è. - Parlarsi. La blogosfera in questo gioca un ruolo decisivo. Più blogs nascono più si comunica, meglio è per tutti sotto molti punti di vista (lascio alla A list dei bloggers italiani la spiegazione di questo concetto). Massima apertura alle inziative o alle persone (vedi Grillo) che diffondono alle masse il concetto. I migliori bloggers italiani hanno, a mio parere, una responsabilità importante in questo senso perché saranno un riferimento e un esempio per i nuovi arrivati (poi ovviamente, ognuno col suo blog farà quello che crede).
- Collaborare dal basso. Un sito/blog anche visitato non ha peso. 1.000 siti/blogs sono un business (come traffico, come target, come opportunità) per qualunque investitore/sponsor. Sforziamoci di trovare forme di collaborazione a vantaggio di tutti (una Battelle Federated Media italiana?) che permettano di raccogliere fondi e mettano in grado chi sviluppa di fare il proprio mestiere (consoddisfazione di chi investe).
Mi fermo qui. Cosa ne pensate?
Link: Paolo Valdemarin Weblog.
Su queste pagine avevo lanciato, mesi fa, l'idea di riunirsi per parlare di tecnologia (Marco avevi promesso di scrivere qualcosa al riguardo ma poi più nulla :) ).
Le modalità organizzative sono opinabili e credo si affinino con l'esperienza e per non ora non entro nel merito.
A mio parere per costruire qualcosa di bello ed appetibile, tecnologicamente parlando, ci vogliono tre ingredienti: idea, utilità, competenze tecniche.
In Italia scordiamoci di trovare mecenati in grado di vedere oltre il loro naso, non ci sono ed i pochi che hanno i soldi sono in regime di monopolio quindi mentalmente non adatti all'innovazione.
Guarderei all'Europa con molto interesse invece; ci sono paesi molto attivi come Francia, Germania, Svezia ed altri emergenti come l'Estonia.
Opterei per utilizzare strumenti di condivisione online (questo blog ne ha parlato ampiamente) per mettere a punto le idee e confrontarsi costruttivamente. Da lì parte tutto e se le fondamenta non sono buone non si fa molta strada.
L'utilità è sempre stato il fattore determinante della popolarità di qualsiasi nuovo prodotto. Anche qui bisogna guardare al mondo cercando di capire il grado d'istruzione tecnologica; il nostro paese ha il 70% della popolazione che ignora molti dei più comuni strumenti informatici.
Infine le competenze tecniche sono importanti ma le più "facili" da trovare; l'italia in fatto di cervelli ne ha sempre prodotti/esportati.
Io sono disponibile a portare idee nuove e coordinare nuovi progetti in cui credere, vediamo se esce qualcosa di bello :)
Scusate la prolissità dell'intervento.
Scritto da: Inchiostro Simpatico | 28 settembre 2005 a 22:41
Serve a ben poco cercare una ricetta per lo sviluppo del web. E' fin troppo semplice il motivo per cui siamo (e resteremo) sempre più nelle retrovie. Quando in un paese, qualsiasi privato è ostaggio dell'apparato statale, quando coloro che portano a casa stipendi sicuri, producendo zero, quando il clientelismo è di gran lunga più ben visto che le capacità soggettive, quando coloro che dovrebbero votare leggi in grado di snellire in modo drastico, la burocrazia, preferiscono gridare ad alta voce "lavoro,lavoro,lavoro", mettiti il cuore in pace. Nulla cambierà. Il web e tutta l'alta tecnologia che gravita intorno, essendo la parte più avanzata in questo momento dell'industria, mette in bella evidenza la realta del "bel"paese. Bel paese per milioni di persone, non per l'altra metà, però. Solo prendendo misure largamente impopolari e canalizzando le risorse in un'ottica di investementi costruttivi a lungo termine e non tirare a campare, perchè fa tanto comodo cosi, che le acque potranno muoversi. Ma in questo momento, questo futuro non si vede proprio.
Fin tanto che il clientelismo sarà più ben visto della meritocrazia, a livello di comando, non c'è futuro.
Alisei
Scritto da: Alisei | 29 settembre 2005 a 10:30
Il paese è governato da cani ma noi italiani dobbiamo capire che le opportunità ci sono e sono fuori dalla penisola.
Il web ci consente di sviluppare nuove idee con costi e spostamenti ridotti al minimo.
Con un pò di fortuna si può creare qualcosa di buono.
Scritto da: Inchiostro Simpatico | 29 settembre 2005 a 11:40
Mi sento tirato per le orecchie, e intervengo con piacere. Sono uno di quelli che si puo' permettere di fare tutto in casa: ho i capitali, la conoscenza di 15 linguaggi di programmazione, laurea in giurisprudenza.
Ho iniziato nel 1999 con IusSeek.com, motore di ricerca di diritto in Italia. L'unico con un archivio quotidianamente aggiornato da fonti selezionate. Se cerchi "casa" trovi solo articoli di diritto.
Indicizzata l'intera Gazzetta Ufficiale. Per non dimenticare che il motore impara dagli utenti e propone altri temi giuridici collegati. Aiuta anche con suggerimenti sulle ricerche (prova a cercare "leggi" ad esempio). Cerca per parte di parola e non distingue tra maschile e femminile, singolare o plurale.
Poi una mailing list di oltre 1000 avvocati civilisti su Civile.it, i cui contenuti sono raccolti in una banca dati che non ha prezzo.
Condivise con magistrati e avvocati oltre 1300 sentenze nel testo completo su www.ricercagiuridica.com/sentenze
Poi una toolbar gratuita per explorer e firefox; allo studio una beta gia' rilasciata per il social tagging.
Infine uno screensaver gratuito che e' un canale di comunicazione incredibile.
I portali si alleggeriscono se consultati da telefonino.
Ne hai mai sentito parlare ? No. Hai idea di quante intranet accedono alle mie risorse e ne parlano solo a voce con i colleghi ? Sembra un comando: usare, ma non farlo sapere. E io mi ritrovo tutti on line.
Ora parliamo di soldi: non c'e' servizio eccellente che tenga se il mercato di riferimento non crede in te.
Non significa avere clienti: significa che anche chi produce nel settore che copri comprenda che tu sei uno strumento per fargli guadagnare soldi.
Ho segnalato qualche volta opere di editori tradizionali: risultato, poche vendite on line, ma moltissimi acquisti off line e grande notorieta' dei prodotti (ovunque andavo mi parlavano dei prodotti segnalati come un qualcosa che avevano potuto apprezzare perche' li avevo segnalati).
Ancora oggi pero' gli editori valutano la pubblicita' sul web per le vendite on line che generano.
Ora qualcuno mi spiega perche' dovrei comprare via web un libro se posso trovarlo dal libraio vicino il Tribunale, toccandolo ? Non significa pero' che la pubblicita' on line non va.
Quindi gli editori italiani sono li' a guardare e aspettare di decidersi. Tanti preventivi, molta richiesta di gratis, poca sostanza. Non ridere: alcuni chiedono persino di essere pagati.
Hanno quasi paura di investire on line per essere derisi: allora si aprono un proprio sito e pensano di poter replicare quello che fanno altri. Ma lo sappiamo bene: una comunità non cresce cosi'. E la comunità e' il valore aggiunto che un editore non puo' togliere ad una iniziativa on line come la mia.
Risultato ?
Da quando sto lavorando con l'estero ho vere soddisfazioni e apprezzamenti.
Consiglio ? Fare esperienza in Italia, spendere soldi (quanti mi chiedono di realizzare un servizio e non hanno nemmeno 500 euro da investire in un sito e in un software e in consulenza !) e poi buttarsi con le lingue che si conoscono.
L'errore piu' comune: pensare di poter fare quello che un altro fa gia' meglio di tanti altri. Non e' una banalita', e' lavoro duro arrivarci. L'invidia italiana impedisce di organizzare vere sinergie. Salvo un caso su cento, sia ben chiaro.
E allora invece di pagare una persona che vive sul proprio sito, lo migliora ogni giorno, aumenta i lettori e i contenuti, si crede di risparmiare o avere maggiore controllo del mercato facendo tutto in casa.
Insomma: non si esce dalla logica del concorrente invece di partner. E si vedono concorrenti solo dove l'invidia non fa vedere un partner.
Se l'ha fatto lui posso farlo anche io.
Sono stato lunghissimo. Scusa. Ma la tua domanda era troppo precisa per non portare la mia esperienza. Scusa comunque.
Spataro
www.IusOnDemand.com
Scritto da: Spataro | 29 settembre 2005 a 18:31
Thanks for sharing
Scritto da: Doodee | 02 febbraio 2008 a 05:36
I’d prefer reading in my native language, because my knowledge of your languange is no so well. But it was interesting! Look for some my links:
Scritto da: Exohothberb | 10 febbraio 2008 a 02:40
Va bene rilanciare l'innovazione ma non bisogna dimenticarsi del'aspetto sociale e culturale dell'high-tech: per una bussola sull'argomento consiglio vivamente http://www.wikiartpedia.org
Scritto da: Net Art | 11 luglio 2008 a 22:20