Il podcast di Lele (Dainesi) con l'intervista a Grillo, oltre al fatto che Lele è bravissimo e Grillo ormai un "vate", propone una volta di più il tema della "personal media revolution".
Con Internet, l'informazione è cambiata per sempre.
I media italiani, lo ripeto una volta di più, sono in mezzo a un cambiamento profondo da cui non si torna più indietro.
Il fatto che non se ne senta parlare sui Media tradizionali, se non tra addetti ai lavori, è dovuto semplicemente al fatto che chi fa informazione "ad alto livello" ancora non si è accorto di nulla (salvo rare eccezioni) o preferisce, in questo momento, negare il fenomeno.
Il paradosso è che in questo nuovo contesto l'informazione può solo migliorare, a vantaggio di chi fa e di chi fruisce l'informazione (il ruolo del giornalista evolve, non viene negato).
Le chiavi dell'informazione sono sempre più in mano agli utenti, ai cittadini, agli elettori (=Noi).
Solo che ancora, nella maggior parte dei casi, non ne siamo consapevoli.
Ma i presupposti e gli strumenti ci sono tutti.
Oggi chiunque abbia 100 euro in tasca (...900 € se vuoi una videocamera a 3 sensori), può andare in giro come ha fatto Lele, registrare un'intervista, una testimonianza, un'opinione su un tema di suo interesse e/o di pubblico interesse e metterla in Rete.
Se il materiale è interessante gira e raggiunge tante persone quante ne raggiunge un giornale o potenzialmente la TV; se poi la notizia "buca" sarà ripresa anche dai media tradizionali stessi e la vedremo al TG o la leggeremo sui quotidiani.
E non stiamo parlando di USA.
Non stiamo parlando di previsioni da qui a 10 anni.
Parliamo di Italia.
Oggi.
Link: :: Mash-ups in italy ::
Indubbiamente il modo di fare informazione sta cambiando ma vorrei soffermarmi sul dove questo ci porterà, partendo dai "mali" dell'informazione italiana:
- Regime di Monopolio (Rai e Mediaset sono gli unici due attori e molto sub-alterni);
- Utilizzo di tecnologia sbagliata (Si al DTT No alla tecnologia P2P)
- Giornalisti poco formati e poco competenti su quello che dicono (capita di vedere gli stessi giornalisti parlare di economia e politica interna con la stessa superficialità);
- La quasi totale mancanza di fare inchiesta (si salvano solo Report e poco altro);
- Preferire contenuti commerciali, sempre e comunque, a scapito dei temi utili alla popolazione;
- Leggi che scoraggiano la libertà d'informazione attraverso le nuove tecnologie (nota di merito a Fiorello Cortiana che si batte per le riforme in campo informatico);
Detto questo ecco cosa comporterà la rivoluzione dei media che è in atto:
- Fare informazione costerà sempre di meno;
- Ogniuno di noi sarà editore, lettore e critico;
- Il giornalista tradizionale perderà d'importanza, diventando sempre più specialista;
- Dare news fasulle o taroccate sarà sempre più difficile (ci sarà sempre qualcuno che scoverà l'inghippo e lo metterà in rete);
- Il cittadino dovrà capire che informarsi sarà più facile ma al tempo stesso dovrà districarsi nel mare d'informazione disponibile;
- I siti che raccoglieranno news acquisteranno sempre più importanza (vivranno quelli indipendenti che non seguono le direttive di un editore tradizionale);
- I giornali così concepiti sono superati, domani leggo delle notizie che ho già letto il giorno prima;
- Il concetto di diritto d'autore dovrà per forza cambiare, condividere sempre più materiale porterà all'affermazione delle licenze creative commons;
- Per fare inchieste serie, molti blogiornalisti (termine che ho inventato or ora) uniranno le forze creando prodotti d'informazione open-source (qualsiasi persona potrà arricchire o correggere dimenticanze o inesattezze);
- Questo processo sarà ragionevolmente veloce (nel giro di pochi anni)
Scritto da: Inchiostro Simpatico | 19 dicembre 2005 a 12:27