« 1000 modi per aprire una bottiglia senza cavatappi | Principale | Open media coalition »

21 giugno 2006

Commenti

alberto

marco sempre più utile mi vieni in soccorso. Sono sempre quello della tesi "reporter diffuso". Visto che ti considero padre putativo del mio lavoro ti tengo aggiornato. Ho completato il primo capitolo. Se sei curioso lo pubblico

http://digilander.libero.it/l.albatros/

inoltre ti segnalo questo link,

http://larica-virtual.soc.uniurb.it/nextmedia/2006/06/15/laboratorio-di-web-20/

metti che puoi essere interessato a insegnare un po di web2.0 ai pargoli dell'università di urbino, secondo me fai al caso... peccato che non abbiam una lira...ma sai un po di beneficenza;-)

Alessandro Merolla

Generalizzare: ecco, secondo me, uno dei punti cruciali della questione. Non si può dire: tutti i blog sono spazzatura, esistono solo le testate fatte dai giornalisti. Proprio come non si può dire: tutti i giornalisti (e le giornaliste) che lavorano nelle migliori redazioni sono raccomandati o sono scesi a compromessi di ogni genere. Insomma, la parola d'ordine è distinguere, caso per caso.

Davide

Queste riflessioni sono così cristalline che è impossibile non condividerle e ovviamente misurarsi con loro è un buon metodo per migliorare il proprio lavoro. Il problema è che poi il quel "lavoro" si interfaccia spesso, quasi sempre, con un mondo che per quanto ci si illuda è fermo ancora e nella migliore delle ipotesi al Web ... beta!

marco cavicchioli

ah, io sono d'accordissimo. e continuo a credere che quella dei giornalisti sia in fondo pura e semplice paura. sì: internet è distruttivo! o ti ci adegui, o soccombi. purtroppo è la cruda realtà. e se credi di non poterti adueguare (cosa in realtà ridicola...) fai male a "prendertela con internet", perchè non è insultando il boia che ti salvi dalla forca!

Marco Camisani Calzolari

Complimenti Marco.
E' un bellissimo post.
Non potrei essere più d'accordo!
Ciao
Marco

Tblog

Internet sta sicuramente cambiando il modo di fare informazione anche in Italia, purtroppo come sempre noi italiani siamo un passo indietro rispetto ai paesi anglosassoni, è una questione di forma mentis. La diffidenza nei confronti dell'innovazione e l'arroganza di posizioni conservatrici sono il freno allo sviluppo e al riconoscimento del ruolo dei blogger italiani.

massimo mattone

Marco, innanzitutto grazie per il copyright di "posta contro chi posta" :)
Come qualcuno di voi saprà, io dovrei essere dalla parte dei giornalisti, in quanto mi occupo in qualità di editor (caporedattore) della rivista Internet Magazine e di altre del gruppo Edizioni Master. Bene, non è così. Sono assolutamemte (e chi legge la rivista lo sa bene) dalla parte dei blogger.
L'informazione che corre sui blog (quelli buoni, ovvio, ma chi "fa colazione on line li conosce benissimo...") è viva, di qualità e molto più vicina agli interessi di chi legge di quanto non lo sia la stampa tradizionale. Io stesso - ed i miei colleghi in Redazione - consultiamo TUTTI I GIORNI i migliori BLOG e da essi traiano continui spunti (i più interessanti, invero) per gli articoli da inserire nella rivista. E non ce ne vergognamo, anzi, NE SIAMO ORGOGLIOSI. Grazie di esistere BLOGGER! Chi non ha il coraggio di ammettere che i blog sono l'humus più vero del Web - e non ne trae continui spunti di riflessione per il proprio lavoro editoriale - non ha capito assolutamente nulla del Web e delle trasformazioni profonde in corso che stiamo vivendo. E' indietro di 10 anni almeno.
Stop alla contrapposizione sterile blog vs giornalismo: quest'ultimo deve considerare i blog come miniera, linfa vitale del proprio bagaglio editoriale e non come "avversari non legittimati" dell'informazione appanaggio di timbri e tesserini.
E'questo il mio modestissimo parere...



oscar

Apprezzo moltissimo il post e anche l'ultimo commento.

Che il web si faccia è una assoluta verità. Se domani mattina boeing boeing smette di "fare" perde a precipizio utenza. In giornalismo si dice sempre stare sul pezzo: ma spesso si sta sul pezzo perchè non si ha altro.
Il web, il blog, internet evolve e non da tempo per chi vuole fermarsi e prendersi pause di riflessione. Per discutere e per i pareri c'è l'utenza. Ma se ti fermi, se non produci "interesse" sei a zero e il post di marco sottolinea molto bene la cosa.
Almeno I think so.

Oscar

I commenti per questa nota sono chiusi.

Ultime news da "Monty"

    follow me on Twitter