Negli ultimi giorni ho letto polemiche tra addetti ai lavori e non su tematiche varie oltre al solito immancabile tormentone blog vs. giornalista.
Ho avuto anche modo di toccare con mano, durante un'intervista radio, una chiara chiusura da parte dei giornalisti ospiti, rispetto a nuovi paradigmi dell'informazione stile Digg.
Di qui il titolo, (copyright di Massimo Mattone :), in onore a tutti quelli che si limitano a contestare quello che fanno gli altri e alcune riflessioni personali su giornalismo/informazione/blogger/_ecc (si, sono riflessioni varie…), in attesa delle Vostre:
Internet si vive non si descrive
La differenza rispetto agli altri settori è molto semplice: il web si fa.
Ti ci immergi dentro a ciclo ininterrotto.
Se stacchi sei fuori, sei a rincorrere.
E non puoi mentire (se vuoi essere credibile).
Parli di podcast? Bene devi essere in grado di crearne uno, devi conoscere Odeo, evoca i formati, i protocolli.
Parli di business su Internet ? Devi presentare i progetti che stai portando avanti oggi (non quelli di 10 anni fa).
E via dicendo.
Personalmente “cambio canale” se chi mi parla di web non lo vedo ogni giorno “a colazione online”.
Refresh giornaliero
Sul web ogni giorni riparti.
Da zero o quasi.
Ovviamente l’esperienza e le competenze si accumulano ma l’ambiente muta in continuazione.
In questo scenario conoscere le nuove applicazioni e i nuovi trend del web è essenziale perché ha un impatto sul business e su come cambia il modo di fare informazione.
Come puoi parlare d’informazione online senza conoscere e usare Digg, delicious, aggregatori RSS e memetrakers ?
Blog e blogger
Avere un blog di per sé non significa nulla.
Chiunque può crearsi un blog.
Tecnicamente un blog è uno strumento banale che non ha proprio nessun appeal per chi lavora online.
Qualcuno se l’è fatto prima, altri dopo, altri ancora lo apriranno.
Ma non interessa niente a nessuno se hai un blog.
Non ti dà nessuna autorevolezza essere un blogger della prima ora se scrivi un diario che non offre niente ai lettori.
Quello che fa la differenza è: che cosa ci fai con un blog.
E anche in questo caso ogni giorno ricominci.
Oggi sei una blogstar, domani mattina quando ti svegli devi ripartire da zero e guadagnarti la pagnotta.
Il web è distruttivo
Internet non è indolore.
Internet ha stravolto il mondo dell’informazione.
Al posto di pochi detentori dell’informazione oggi ce ne sono centinaia di milioni+ potenziali. Può piacere o non piacere ma questo è quanto.
Può non andar giù che un modello come Digg (vedi anche la beta di Netscape) prenda piede.
Ma è quello che sta succedendo.
Alcuni giornalisti non ci credono?
Alcune aziende considerano tutto una bolla?
Altri cercano di bloccare lo sviluppo del web con le cause?
Si mettano in fila. La storia di Internet è piena di cause perse.
Chi ti legge ne sa molto più di te (bye bye guru)
No, non è la solita frasetta di Gillmor.
E’ la verità.
Nell’era dell’informazione in cui viviamo non puoi prescindere da chi ti legge/ascolta/guarda.
Chi dialoga va avanti. Chi si ferma ai ruoli va a casa.
Sei bravo, ne sai di un argomento? Dimostralo.
Cosa ne pensate?
Update!
Neanche a farlo apposta, ecco puntuale sul tema, questo articolo del Washington Post dal titolo quanto mai chiaro "As the Internet Grows Up, the News Industry Is Forever Changed" (= con Internet, il mondo dell'informazione è cambiato per sempre).
Da leggere insieme ai commenti di Steve Rubel.
marco sempre più utile mi vieni in soccorso. Sono sempre quello della tesi "reporter diffuso". Visto che ti considero padre putativo del mio lavoro ti tengo aggiornato. Ho completato il primo capitolo. Se sei curioso lo pubblico
http://digilander.libero.it/l.albatros/
inoltre ti segnalo questo link,
http://larica-virtual.soc.uniurb.it/nextmedia/2006/06/15/laboratorio-di-web-20/
metti che puoi essere interessato a insegnare un po di web2.0 ai pargoli dell'università di urbino, secondo me fai al caso... peccato che non abbiam una lira...ma sai un po di beneficenza;-)
Scritto da: alberto | 21 giugno 2006 a 02:55
Generalizzare: ecco, secondo me, uno dei punti cruciali della questione. Non si può dire: tutti i blog sono spazzatura, esistono solo le testate fatte dai giornalisti. Proprio come non si può dire: tutti i giornalisti (e le giornaliste) che lavorano nelle migliori redazioni sono raccomandati o sono scesi a compromessi di ogni genere. Insomma, la parola d'ordine è distinguere, caso per caso.
Scritto da: Alessandro Merolla | 21 giugno 2006 a 08:09
Queste riflessioni sono così cristalline che è impossibile non condividerle e ovviamente misurarsi con loro è un buon metodo per migliorare il proprio lavoro. Il problema è che poi il quel "lavoro" si interfaccia spesso, quasi sempre, con un mondo che per quanto ci si illuda è fermo ancora e nella migliore delle ipotesi al Web ... beta!
Scritto da: Davide | 21 giugno 2006 a 10:10
ah, io sono d'accordissimo. e continuo a credere che quella dei giornalisti sia in fondo pura e semplice paura. sì: internet è distruttivo! o ti ci adegui, o soccombi. purtroppo è la cruda realtà. e se credi di non poterti adueguare (cosa in realtà ridicola...) fai male a "prendertela con internet", perchè non è insultando il boia che ti salvi dalla forca!
Scritto da: marco cavicchioli | 21 giugno 2006 a 11:39
Complimenti Marco.
E' un bellissimo post.
Non potrei essere più d'accordo!
Ciao
Marco
Scritto da: Marco Camisani Calzolari | 21 giugno 2006 a 13:33
Internet sta sicuramente cambiando il modo di fare informazione anche in Italia, purtroppo come sempre noi italiani siamo un passo indietro rispetto ai paesi anglosassoni, è una questione di forma mentis. La diffidenza nei confronti dell'innovazione e l'arroganza di posizioni conservatrici sono il freno allo sviluppo e al riconoscimento del ruolo dei blogger italiani.
Scritto da: Tblog | 22 giugno 2006 a 09:03
Marco, innanzitutto grazie per il copyright di "posta contro chi posta" :)
Come qualcuno di voi saprà, io dovrei essere dalla parte dei giornalisti, in quanto mi occupo in qualità di editor (caporedattore) della rivista Internet Magazine e di altre del gruppo Edizioni Master. Bene, non è così. Sono assolutamemte (e chi legge la rivista lo sa bene) dalla parte dei blogger.
L'informazione che corre sui blog (quelli buoni, ovvio, ma chi "fa colazione on line li conosce benissimo...") è viva, di qualità e molto più vicina agli interessi di chi legge di quanto non lo sia la stampa tradizionale. Io stesso - ed i miei colleghi in Redazione - consultiamo TUTTI I GIORNI i migliori BLOG e da essi traiano continui spunti (i più interessanti, invero) per gli articoli da inserire nella rivista. E non ce ne vergognamo, anzi, NE SIAMO ORGOGLIOSI. Grazie di esistere BLOGGER! Chi non ha il coraggio di ammettere che i blog sono l'humus più vero del Web - e non ne trae continui spunti di riflessione per il proprio lavoro editoriale - non ha capito assolutamente nulla del Web e delle trasformazioni profonde in corso che stiamo vivendo. E' indietro di 10 anni almeno.
Stop alla contrapposizione sterile blog vs giornalismo: quest'ultimo deve considerare i blog come miniera, linfa vitale del proprio bagaglio editoriale e non come "avversari non legittimati" dell'informazione appanaggio di timbri e tesserini.
E'questo il mio modestissimo parere...
Scritto da: massimo mattone | 22 giugno 2006 a 11:39
Apprezzo moltissimo il post e anche l'ultimo commento.
Che il web si faccia è una assoluta verità. Se domani mattina boeing boeing smette di "fare" perde a precipizio utenza. In giornalismo si dice sempre stare sul pezzo: ma spesso si sta sul pezzo perchè non si ha altro.
Il web, il blog, internet evolve e non da tempo per chi vuole fermarsi e prendersi pause di riflessione. Per discutere e per i pareri c'è l'utenza. Ma se ti fermi, se non produci "interesse" sei a zero e il post di marco sottolinea molto bene la cosa.
Almeno I think so.
Oscar
Scritto da: oscar | 23 giugno 2006 a 06:12