Oggi mi sono passate davanti 3 letture che messe insieme spiegano da sole come sia cambiata per sempre l'informazione e il mestiere del giornalista.
Cory Doctorow, spiega in modo molto semplice come l'autorevolezza e l'attendibilità dell'informazione online prodotta dal basso non abbia nulla da invidiare a quella dei media tradizionali: CBC.ca - 10th Anniversary.
Pew ha sfornato un nuovo rapporto fatto anche di interviste ai blogger; qui il commento di Rubel.
La mia personale conclusione in 2 parole: i blog d'informazione pesano.
Molto (beh, se non ci avessi creduto non avrei fondato Blogosfere!).
Calacanis (oggi capo di Netscape) ha proposto ai migliori submitters di Digg e di siti di social bookmark/news di retribuirli se passano su Netscape; molte critiche in giro a questa posizione che invece ritengo coraggiosa ed in grado di aprire un dibattito sul tema, importante, del "catitizen journalism: gruito o retribuito?".
"Molte persone vedono i giornali online o "blog" come alternativi ai media principali, ma la maggior parte degli americani che ne hanno uno lo fanno per hobby piuttosto che per vocazione, secondo un'indagine pubblicata oggi [19 luglio]". Si legge su un pezzo pubblicato dalla Reuters ieri, dal titolo "Internet, solo un terzo dei bloggers fa giornalismo". Si riportano i dati di un'indagine pubblicata da Pew Internet & American Life Project. Trovo sia molto interessante, il link è: http://today.reuters.it/news/newsArticle.aspx?type=entertainmentNews&storyID=2006-07-19T075859Z_01_CON925115_RTRIDST_0_OITLR-INTERNET-BLOG-GIORNALISMO.XML
Scritto da: Chiara | 20 luglio 2006 a 10:31
Ma questo che cosa significa?
Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo. La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro. I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video. L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog? La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe. Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento.
Scritto da: Mancianto | 19 ottobre 2007 a 15:32