La grande grande oltre oceano sul tema: "web 2.0 nuova bolla?" è ripresa in queste ore con veemenza.
Questo sito sulle orme dello storico fuckedcompany fa le pulci ai nuovi annunci e a tutto quanto è web 2.0.
Tra gli interventi più interessanti, Jarvis.
Un'osservazione corretta che ho letto in giro riguarda l'attuale mancanza di critiche; in altri termini ogni nuova iniziativa viene accolta con entusiasmo e il muro di diffidenza è troppo basso (diventa quindi difficile capire cosa funzionerà e cosa no).
Altro problema; i bassi costi di start up mascherano gli eventuali fallimenti (in era 1.0 era più costoso partire e più grosso era ogni tonfo).
Cosa ne pensate?
Link: Dead2.0
Che sarà sempre peggio :-) Il 2.0 è fantastico ma, onestamente, passato l'entusiasmo iniziale della passione (anche contando che ci saranno successive ondate di appassionati che alimentano i siti) credo che "stare in piedi", nonostante i costi più bassi, sarà ancora più difficile che con l'1.0. Assolutamnte daccordo sull'assenza di una "critica"... per fortuna ci penseranno gli analisti delle banche d'affari a dirci su cosa puntare ;-)
Scritto da: Davide | 28 agosto 2006 a 17:56
Su che elementi oggettivi si basa la valutazione un sito internet? Dal traffico che produce, punto.
Ogni sito internet nato da internet e fatto per internet offre un servizio e come tale è difficilmente quantificabile. Il traffico ti dice quanti potenziali clienti puoi avere, quanti potenziali persone apprezzeranno il tuo servizio.
Tutto ruota sul servizio che deve avere 3 caratterische fondamentali:
- Essere semplice ed intuitivo
- Portare un valore aggiunta alla tua vita
- Far spendere meno soldi (se è a pagamento)
In giro ci sono molti progetti che seguono mode o che hanno riceuto sovvenzioni da Capital Management un pò allegre.
Scritto da: Inchiostro Simpatico | 29 agosto 2006 a 12:15
Si, ma qui nessuno parla di "siti internet", si parla quasi sempre di iniziative che se non sono imprenditoriali da subito, ma magari nascono per hobby o come progetto di un paio di studenti all'università, lo diventano rapidamente. Quindi il problema non è se il sito funziona o meno, ma se sta in piedi dal punto di vista economico l'organizzazione che lo gestisce, anche quando e dove dovesse trattarsi di una organizzazione fatta di "volontari".
Scritto da: Davide | 29 agosto 2006 a 15:38
Sito internet era per dare l'idea (non era vincolante).
In internet le idee sono servizi e come tali bisogna trattarli. Un'azienda di servizi è più difficile da valutare in quanto sfugge a diversi parametri tradizionali.
Youtube, che ha 30 dipendenti, non si quanto vale effettivamente e dal punto di vista tecnico ha molte lacune (già discusse anche in questo blog), però tutti ne parlano con grande ammirazione (ha rivoluzionato il modo di distribuire video ma il suo modello economico è molto sbilanciato verso i costi di gestione)
Ti do ragione sul mancato senso critico verso le nuove idee, d'altronde la novità ha sempre un alone affascinante.
Scritto da: Inchiostro Simpatico | 29 agosto 2006 a 17:03
Qualche settimana fa su TechCrunch è apparso un filmato (http://www.techcrunch.com/2006/08/08/web-20-the-24-minute-documentary/) in cui si chiedeva anche senza mezzi termini "siamo in una bolla?". Per fortuna tra tanti svicolamenti e distinguo qualcuno ha detto "sì".
Il mio piccolo contributo critico personale sulla tematica è questo:
"del.icio.us : "Il becchino del Web 2.0?"
http://www.nezmar.com/?p=177
(nel titolo ci sono link a un po' di url).
Nicola D'Agostino
p.s. RIP Flocksucks. Ci manchi.
Scritto da: Nicola D'Agostino | 30 agosto 2006 a 12:35