Dopo il post di Marco Camisani Calzolari, passsata l'inca..tura e su iniziativa di Stefano, è stata elaborata una risposta da inoltrare a Bruno Vespa (...ovviamente chiunque la può, se vuole, riprendere e ripostare sul proprio blog e aggiungersi).
Come noterete l'intenzione di tutti è solo quella di arrivare, concretamente, ad avere una migliore informazione in Italia, senza barriere tra "noi e loro", pregiudizi da geeks, paraocchi sulle dimensioni della blogosfera, ecc. :)
Si vorrebbe solo un'informazione migliore e competente.
Tutto qui.
Che ne dite?
Oggetto: Lettera aperta su Blog, Internet e mass media
Egregio Dott. Vespa, Internet raggiunge nel mondo oltre un miliardo di utenti e in Italia circa 24 milioni di persone.
Ogni giorno nascono circa 120.000 blog, per un totale di oltre 100 milioni di blog in tutto il mondo.
Nel solo 2007, 44 milioni di persone si sono avvicinate con un ruolo partecipativo al più grande fenomeno sociale, culturale e democratico della storia recente, In molti paesi autoritari i blogger difendono la libertà d'espressione e la democrazia sfidando la repressione e, talora, andando in prigione per questo.
Nei paesi democratici i blogger estendono la libera circolazione delle idee, la comunicazione comunitaria e in definitiva la partecipazione alla vita sociale. Il blog è diventato uno strumento di comunicazione di massa; piu' del 25% della popolazione del Canada e del 20% di quella del Regno Unito partecipano a "reti sociali" basate su Internet.
Ho letto al volo ieri sera il post di Grillo su questo comma uno/bis che prevederebbe in sintesi un'altra intrusione online della SIAE (=bollino). Prima di andare su tutte le furie, volevo la Vostra opinione. Ditemi che è un ennesimo scherzo dei nostri politici.
C'è una nuova economia destinata a dominare questi anni digitali.
L'economia della reputazione e dell'attenzione.
Questa economia si incentra sul traffico che riesco a portare sui miei contenuti - ovunque questi si trovino, in un blog, in un widget, in un feed - e si pesa a link.
Anderson lo spiega molto bene in un passaggio di questo talk al Nokia World 2007.
In sostanza i link hanno un valore economico ben quantificabile.
Non è solo un valore di significato.
Link, chi campa di progetti online lo sa bene, vuol dire traffico.
Ogni volta che una persona linka un mio contenuto ho un CPM ben preciso che posso calcolare, derivante da quel link oltre a tutti i benefici economici indiretti (se CNN/New York Times/Wired e Techcrunch linkano al mio nuovo progetto, si suppone con un sentiment positivo, beh i venture capitalist arriveranno molto probabilmente in massa).
In questo contesto i blog più importanti per ogni settore hanno ovviamente un ruolo determinante e nel caso specifico di Mr. Arrington in arte TechCrunch si sta assistendo ad una vera e propria "curva di Crunch" (!) che vale per le start up.
In pratica:
Una nuova applicazione viene sviluppata
Arrington ne parla e questo procura migliaia di registrazioni/utenti
Techcrunch guadagna...
A questo punto o il sito è valido e prende piede oppure (nella maggior parte dei casi, per un motivo fisico di limiti di attenzione) cade nel dimenticatoio e andrà a chiudere
La curva in questione non è ovviamente sostenibile e riproduce in realtà il meccanismo di visibilità dei media, applicandolo in questo caso alle start up web.
Due minuti di riflessioni video dall'ultima puntata, che volevo condividere con Voi.
D'ora in poi lo userò ogni volta che sentirò associare Internet al male, alle cause scatenanti del disagio giovanile, alle storture del genere umano (!) e a tutti i luoghi comuni che in questo periodo alcuni giornalisti/media italiani continuano ad additare alla Rete, senza conoscerla.
Sono da poco uscito dal ciclone IAB Forum
proprio mentre in Finlandia un ragazzo faceva una strage "a causa" di
Youtube (questa la "versione" dei media tradizionali > ho già avuto
modo di commentare la notizia anche su Sky TG24 e sono stufo di
ripetere sempre le stesse cose, che la Rete non c'entra, che la
visibilità ai video la danno a posteriori i giornali che rendono noti
video fino a quel momento ignorati da tutti, ecc. ecc.).
A
volte mi arrivano messaggi improvvisi come questo "[monty fans club]
GRANDE MONTY > "bella monty , vai così !" (grazie!) altre volte uno di turno
che non so neanche chi sia nè lui mi conosce - la lista sarebbe
lunga...- mi sputa addosso per qualche motivo (per antipatia, invidia,
per la cravatta, per incompatibilità, perchè gli gira così) e a seconda
dei casi c'è quello che vuole dimostrare che sei solo bravo a parlare
ma che di Internet non sai un c..o, quello che ammette che ci capisci
di Web ma sostiene che sei un fallito, quello che dice che sei
raccomandato, quello che "quando sarai grande" (ehm, ho 2 figli di 6 e
8 anni), quello che sei un buffone, quello che boh varie ed eventuali.
3.
Venerdì ho presenziato a una telefonata del responsabile dell'area
tecnologica di uno dei più importanti quotidiani italiani mentre faceva
affermazioni del tipo "i blog non sono informazione".
Un pò di immagini, video - devo trovare il tempo per mettere i link alle fonti di tutto il materiale! - e concetti per riassumere il mondo dei social media.
Vorrei riprenderla anche per IAB forum ma volevo sentire la Vostra opinione.
Da quando venerdì Paolo ha lanciato l'allarme sull'ennesimo potenziale attentato alla Rete da parte dei nostri politici, non si parla d'altro. Ieri su Reporter Diffuso abbiamo aperto ovviamente su questo argomento e Vi ripropongo qui i primi 5 minuti di riflessioni dedicati all'argomento. Mi dite la Vostra? Link: YouTube - DDL Levi sull'editoria, intervento di Marco Montemagno.
Segnalazione per chi è interessato al tema dei social media / web 2.0 e aziende!
Anche quest'anno a SMAU Blogosfere (nb: sono AD e cofondatore) organizza un convegno dedicato al mondo web/aziende.
Il tema scelto sono i social media e le opportunità per le aziende(è il primo convegno del genere in Italia Luca?); ricordo che l'accesso a SMAU 2007 è riservato al mondo business.
E' stato messo insieme un panel di relatori a mio parere davvero super (sotto quelli già confermati):
Giuseppe Verrini Managing Director, Adobe Systems Southern EMEA
Riflessione al volo dopo aver visto Prodi ieri a Porta a Porta e le reazioni a Grillo sui giornali di questi giorni.
Tutta la vicenda Grillo sta mettendo in luce anche il cambiamento in atto nei media. Se prima ti permettevi di contestare un giornalista noto o una testata famosa venivi sotterrato o reso invisibile.
Oggi se hai raggiunto una visibilità grazie al web (che sia blog, Youtube o altro), se hai persone che ti seguono, puoi permetterti di replicare con forza e spingere i media tradizionali a ponderare con attenzione le proprie uscite.
Chi attacca Beppe Grillo ad esempio da un quotidiano, si rende conto di quante persone in replica raggiunge poi Grillo a sua volta? E' a conoscenza delle reazioni che scatenano in rete i suoi post, quanta gente guarda i suoi video su Youtube?
Senza considerare tutto quello che poi come abbiamo visto succede offline (media che parlano di Grillo, del suo blog, del Vday).
Non parliamo di decine di persone.
Neppure di centinaia. Parliamo di milioni di persone che vengono a contatto con il messaggio di Grillo.
Il meme italiano principale di questa settimana è stato il V-day, la giornata proposta da Beppe Grillo per sensibilizzare l'opinione pubblica su alcuni dei problemi politici che affliggono il nostro paese (v. condannati in parlamento, ecc.).
Ora, Beppe Grillo può piacere o meno (disclaimer: a me, da sempre, diverte e stimola molto). Il Vaffanculo Day, nel nome e negli intenti, può piacere o meno.
Ma quello che Grillo sta combinando online per il V- day non può non piacere a chi si occupa di Rete e di comunicazione. Soprattutto non può essere ignorato.
Si tratta, infatti, della più grande campagna online mai organizzata in Italia per sostenere un progetto/iniziativa.
Alcune riflessioni e spunti:
Internet è l'elemento centrale di tutta questa campagna: senza il web questa movimentazione non sarebbe possibile. Senza il Web oggi Grillo non esisterebbe
La campagna dimostra quello che da tempo sosteniamo tra addetti ai lavori: Internet in Italia è reale. Fa incontrare le persone nella vita di tutti i giorni. E' personale. E' coinvolgente. Internet non è una tecnologia è una cultura.
Tutti i politici e tutte le aziende in ascolto dovrebbero studiarsi la strategia di comunicazione online di Grillo e la capacità sia di far rimbalzare la notizia sugli altri media sia la finalità di aggregazione offline di ogni iniziativa.
Meetup è lo strumento usato per la creazione di gruppi di persone fisiche. Ricordo che quando ne parlavo nel 2004 mi prendevano per pazzo. Fu Dean negli Stati Uniti a sdoganarlo e di lì una diffusione in tutto il mondo. Grillo, ben consigliato, è stato così il primo in Italia a coglierne le potenzialità, che gli hanno permesso di costruire oggi un gruppo di fedelissimi attivi sul territorio
Oggi vedo sul Corriere e relativo sito un richiamo alla "Top Ten" dei blog.
Visto che nessuno ne parla mi sembra importante segnalare a chi non mastica molta blogosfera (i blogger già lo sanno, I hope) che si tratta di classifichetotalmente prive di significato.
Divertiamoci a guardarle e a parlarne ma non pensiamo che abbiano una qualche valenza.
Il problema infatti è che quando un utente ignaro legge queste classifiche, sul Corriere di turno, tende a considerarle in qualche modo ufficiali ed ecco che un giocattolo per addetti ai lavori finisce per fare dei danni e disinformazione.
I blog così diventano il second life del momento, con il blogger "appassionato di trenette al pesto" (Andrea ma digli qualcosa!), il "giornalista blogger più famoso d'Italia" e altri strani personaggi che compongono questo nostro pittoresco mondo :(
Questo è il quadro che vogliamo che esca all'esterno?
La blogosfera è questa o è quel qualcosa che, tra le altre cose, ha cambiato il modo di fare informazione nel mondo?
Entrando nel merito, la classifica in questione è quella di Ludo (Blogbabel) ma il discorso vale identico per Technorati, Wikio e per altre classifiche di questo tipo.
Il problema infatti è noto: si cerca di fare un ranking di qualcosa (blog) senza che questo venga definito e mettendo insieme realtà completamente diverse l'una dall'altra (la classificazione se avviene, avviene poi a livello di blog e non di post = posso scrivere un blog "commerciale" con post personali, ecc.).
Ecco allora che vediamo sul Corriere, competere l'amico Luca (blogger/tecnologo) con Grillo (beh Grillo..), con una directory di blog (Blogitalia di Tony), con Macchianera (multiblog di cui lascio a Voi la definizione).
Mi volete dire che classifica è?
Non è una classifica. E' un giocattolo.
Se la valenza di classifica va scartata, va invece recuperata l'utilità di questi strumenti per cercare di creare quelle nuove metriche di cui abbiamo bisogno (se pagine viste e link sono morti, che parametri dobbiamo utilizzare?) e riassumere il polso della blogosfera. Da qualche tempo Blogbabel sta andando giustamente in questa direzione aggregando il buzz della Blogosfera in stile Techmeme così da essere davvero utile.
Jarvis ha invece sottolineato quanto l'informazione sia stata disintermediata grazie a tutti gli strumenti web 2.0 (Twitter, Facebook, ecc.) e ai nuovi tool di event streaming (Mogulus, Ustream).
Morale (già nota): non sono più i giornalisti e i media tradizionali i soli padroni del vapore dell'informazione.
Chi fa informazione oggi non è il solo starter della notizia, come lo era in passato.
La notizia la producono anche molti altri e la veicolano sui propri canali a seconda del settore (non puoi seguire news di high tech, oggi, se sei fuori da twitter, ad esempio).
I media tradizionali devono allora adeguarsi e abituarsi a spostarsi sempre di più dentro al vortice di news prodotto da infinità di fonti.
Quello che sarà più collaborativo, aperto, sociale, connesso, qualitativo nelle proprie selezioni e al tempo stesso autorevole, dominerà l'informazione prossima ventura.
Provo quindi a riassumere così i principali passaggi evolutivi che i media tradizionali stanno affrontando online:
1. I media creano e distribuiscono i propri contenuti ma gli utenti li fruiscono passivamente
2. I media creano e distribuiscono i propri contenuti ma chiedono agli utenti di interagire con questi contenuti
3. I media creano e distribuiscono i propri contenuti ma chiedono agli utenti di mandare - free- i loro contenuti auto prodotti (UGC)
4. I media creano e distribuiscono i propri contenuti e quelli degli utenti condividendo revenues con loro
5. I media creano e distribuiscono i propri contenuti e quelli degli utenti condividendo revenues con loro ma alcuni utenti diventano particolarmente autorevoli/seguiti e distribuiscono i propri contenuti autonomamente
6. I media oltre a creare e distribuire i propri contenuti e quelli degli utenti, condividendo revenues con loro, si spostano all'interno delle conversazioni iniziate dagli utenti (non sono più gli unici a cominciare la conversazione) dialogando con gli utenti, partecipando alla conversazione, creando soluzioni per connettere gli utenti tra di loro
Oggi giornata di segnalazioni di nuovi progetti e di in bocca al lupo!
Marco (grazie!) ci segnala questo progetto d'informazione originale che inverte l'idea del blog: è il lettore a scrivere il post, mentre il blogger risponde e infine gli utenti commentano.
Reispirato da una vecchia tabella di Godin Vi propongo questo nuovo modello di digerati (= differenze tra chi vive in Internet e chi no); un solo punto è leggermente di parte :)
La scorsa settimana è stata dura ma ricca di attività (di qui il light blogging di cui mi scuso...).
Giovedì ho partecipato al convegno organizzato da Digital PR con un intervento (video sopra) dedicato al mondo dell'informazione (qualcosa del tipo: come è cambiata, chi l'ha cambiata, cosa è cambiato).
Più in generale mi interessava spezzare anche una lancia, una volta di più, a favore del web sempre negativamente connotato dai media tradizionali.
Sono 10 minuti di riflessioni e soprattutto di domande in cerca di risposta.
Nella pratica (per rispondere a chi me l'ha chiesto) ho fatto così: visto che non sono molto bravo con le slide ho assemblato un video con una serie di concetti e ho schiacciato play :)
Le immagini le ho prese da Google immagini mentre tra i video ci sono in ordine di apparizione:
"L'operazione è stata perfezionata a Firenze
attraverso la controllata Dadamobile con un accordo per l'acquisizione
del 30% di E-Box, società titolare della piattaforma Blogo, per una
cifra di 720.000 euro. Inoltre, sono stati sottoscritti altri accordi
che potranno consentire al gruppo Dada di salire al 100% della società
nell'arco dei prossimi due anni".
Sono contento sia per il mercato web italiano, sia per il mondo dei blog, sia per i fondatori (e si anche per Blogosfere ;)
Molto interessante questa riflessione di GG, che riprende un post di Mario Tedeschini riguardante il traffico del Washington Post. Stando a un report interno del Los Angeles Times, il traffico in ingresso al WP sarebbe dato per 1/3 dalla blogosfera. Vuol dire che fatti 100 i visitatori del sito, 30 arrivano grazie a link provenienti da blog. Domande: A quanto ammonta il traffico in arrivo dai blog a Corriere e Repubblica? Quanto linkano ai blog Corriere e Repubblica? Link: Blog Notes, weblog di Giuseppe Granieri.
Con Stefano Vitta abbiamo fatto due chiacchere su rapporto dei media con internet e del ruolo che i mezzi di informazione
possono svolgere per la diffusione della cultura digitale.
Loic Le Meur (= blogger/imprenditore francese) sta girando diversi video da Davos. Qui una chiaccherata con Jarvis e come sempre è interessante vedere un evento attraverso l'occhio dei blogger.
"La velocità di penetrazione di Internet in Italia è inversamente* direttamente proporzionale al grado di umiltà dei blogger" Ottava legge di Monty :) * grazie Alex!
1: Le presentazioni.
Qualche tempo fa Daveblog, in occasione del barcamp di Torino si domandava come poter creare delle buone presentazioni (il post ha vari commenti interessanti da leggere).
Il problema di presentare un progetto o le proprie teorie in pubblico, passa necessariamente dalla capacità di comunicare - non di "informare" -, con tutto quello che richiede (supporti audiovisivi, ecc.).
2: La divulgazione.
In Italia abbiamo bisogno di divulgare Internet.
Dobbiamo creare una cultura che non c'è nel nostro paese e questo richiede, tra le 1657 cose da fare - tra cui poter accedere a investimenti per le nostre start up simili a quelli che ci sono in altri paesi...Wikio ad esempio, ha appena raccolto altri 4MLN di Euro - , anche una forte divulgazione di tutto quello che Internet offre.
Per divulgare bisogna comunicare.
Bisogna saper comunicare.
3: Il Barcamp di Roma.
Sono potuto andare solamente alla cena di venerdì di 2spaghi (grandi!) e devo dire che ho incontrato persone di talento, un'atmosfera viva fatta di gente che ha voglia di fare.
E che farà.
Super.
Ascoltando però i podcast, vedendo le slide e il materiale del Barcamp ho pensato "uhhm". Idee, concetti, proposte: ok. Divulgazione, comunicazione approccio :(((
Bene, collego i 3 punti dal mio punto di vista e Voi mi dite la Vostra:
In Italia ci sono persone in gamba che lavorano in Rete e viviamo in un momento positivo per il web. C'è voglia di fare, di creare e confermo che nel 2007 ci toglieremo grandi soddisfazioni. Le persone che vedo tutti i giorni in Rete, quelli che fanno non quelli che parlano, stanno posando i mattoni dell'Italia dei prossimi anni.
Non è vero che i blog in Italia non sono mainstream (= non raggiungono le masse). I blog in Italia raggiungono le masse, eccome. Le raggiungono sia indirettamente (tramite gli altri media che rimbalzano quanto accade in Rete) sia direttamente. Fate
il calcolo di quanti milioni di utenti leggono i blog (circa 4 milioni
soltanto i network Blogo e Blogosfere messi insieme ai quali aggiungere
tutta la lunga coda degli altri blog).
Ma per far crescere il Web in Italia c'è bisogno anche di divulgarlo. Divulgarlo nel modo giusto, facendosi capire. Non è affatto facile, ma chiunque viva in Internet, e ci tenga, ha una responsabilità in tal senso.
La divulgazione passa dalla comunicazione. I blogger "sono aperti alla conversazione" ? Allora comunichiamo. Soprattutto impariamo a comunicare con chi in Rete non c'è.
Per comunicare bene c'è bisogno a mio parere di preparazione (>>studiarsi PresentationZen, in cui tra parentesi l'ultimo post ha vari spunti affini a questo) e di un approccio da blogger (conversazione, trasparenza, apertura, originalità..."be hungry be cool")
La comunicazione non passa, necessariamente, dagli strumenti cool. Slideshare è un bel giochino (mi piace, ne parlai quando ancora non era neanche uscito) ma fa solo dei danni se usato senza una "visione" alle spalle. Scusate, ma se caricate le slide sul web e sono tutta la vostra presentazione, allora mi leggo le slide e che bisogno ho di ascoltare la Vostra presentazione live? Se invece le slide sono solo il supporto a cosa mi serve leggerle online, se sono incomprensibili slegate dal contesto?
Umiltà. Fuori dalla Rete e in Rete ci sono milioni di altre persone che hanno competenze in tutti i settori. E in ogni settore sono in grado di saperne molto più dei blogger specializzati in un aromento. Il bello della Rete è proprio la Rete, l'intelligenza collettiva che sprigiona. La cosiddetta "A list" dei blogger non esiste. Non esistono i blog della "Top 10", perchè le classifiche non si adeguano al modello della Blogosfera (consiglio3: lasciate perdere le classifiche di blog che vanno solo a vantaggio di chi le classifiche le fa). I blogger della prima ora, che in molti casi sono i più noti, hanno, spesso, il solo merito di essere partiti per primi creando un network di contatti autorferenziali che ha portato loro visibilità. Spariranno, senza un bagno di umiltà. Per divulgare la Rete c'è bisogno di persone umili che sanno il fatto loro, non di blogstar.
Ci sono 4 categorie di blogger oggi in Italia: - quelli che non sanno nulla e non fanno nulla - quelli che non sanno nulla e fanno molto - quelli che sanno molto e fanno poco - quelli che sanno molto e fanno molto Voi in che categoria volete stare?
Cosa ne pensate?
Update!
Un doveroso update chiarificatore per gli adorabiliLele, Stefano e Alberto (nei commenti).
Il punto focale di questo post (ehi ci ho messo un sacco a scriverlo, ma l'avete letto almeno tutto o solo la parte sull'umiltà dei blogger? E Slideshare?E la Blogosferea Mainstream? Va beh non farò più 3 post in uno :( ) è la necessità, a mio parere, di divulgare meglio Internet in Italia, nel senso più ampio del termine.
Fare presentazioni migliori, imparare a comunicare meglio, avere un atteggiamento + umile verso chi ti ascolta (che non è obbligato ad ascoltarti), sforzarsi di usare un linguaggio più comprensibile.
Mi metto in gioco io in prima persona, naturalmente, perché divulgare è dannatamente complicato ma è una responsabilità che a questo punto della storia, ci tocca.
Lo spunto è stato l'ultimo Barcamp ma l'analisi non è sul Barcamp, - al quale neanche c'ero -, ma il modo di fare le presentazioni, il modo di divulgare che oggi chi arriva in Rete a guardare video, slide e podcast si ritrova davanti.
Se per Voi è perfetto così, beh amici sono contento per Voi, ma credo che si possa molto migliorare.
Poi è chiaro che lo scopo del Barcamp sia condividere e incontrarsi come giustamente dice Alberto, ma nel momento in cui esce dalla nicchia degli adepti diventa anche divulgazione della Rete (è il discorso della responsabilità di ogni blogger di qualche riga sopra).
Tutto questo senza giudizi definitivi o dictat da maestrini (Lele, da quando sei diventato una star del video sei diventato irascibile! :) ) ma solo voglia di far crescere il Web nel nostro paese (ricordandoci che siamo tutti nello stesso brodo).
Perché i pincipali giornali online del mondo sono così interessati ad acquistare piattaforme e reti di blog, ad integrare i blog nei propri siti, a realizzare progetti sui blog, a creare alleanze con la blogosfera più influente?
Perché oltre ai mille ragionamenti filosofici che conosciamo, i blog, se fatti bene, se seguiti bene, se impostati bene, fanno traffico.
Traffico >> advertising >> $$$
E' un'equazione talmente semplice che si fa davvero fatica a capire come mai in Italia ci siano ancora dubbi e si sia ancora indietro, con siti come il Corriere che ancora non hanno avviato una comunicazione basata sui blog (a prescindere dall'acquisizione RCS/Splinder).
Jarvis ha un link ai dati di traffico del mese di dicembre 2006, splittati per giornale, eccoli:
* USATODAY.com blogs, 1.239 million
* The New York Times’ blogs, 1.173 million
* SFGate blogs, 515,000
* Washingtonpost.com blogs, 433,000
* Boston.com blogs, 388,000.
Sempre Jarvis ha una giusta annotazione sul fatto che il termine blog è strainflazionato e bisogna valutare quali di questi siti abbia effettivamente dei blog (e ancora prima bisognerebbe definire che cosa sia oggi un blog che come sappiamo non è affatto semplice.
Mi è tornata davanti la prima puntata di ormai 1 anno fa (gennaio 2006), di Sky TG 24 Reporter Diffuso.
Sarò sincero: mi ha fatto impressione!
1 anno fa bisognava ancora spiegare che esistevano i siti di video, che gli utenti stavano diventando protagonisti dell'informazione, che il web non era un gioco per bambini e avrebbe cambiato la notra vita di tutti i giorni.
Ricordo le facce ingrugnite, i dubbi e le perplessità quando si parlava - appena 1 anno fa - di blog e di citizen journalism.
Oggi non è più così, anche in Italia.
Il livello di consapevolezza di tutti, di chi fa e di chi usa, è cresciuto.
Il numero di persone che abitano in Rete è cresciuto.
Noi addetti ai lavori siamo cresciuti, abbiamo imparato molto, abbiamo iniziato a fare network.
I media tradizionali sono cresciuti.
Nessuno mette più in dubbio la Rete e nel 2007 Internet esploderà in Italia, ne sono certo.
Update! Nei commenti, che consiglio di leggere perché ci sono molti spunti interessanti, ci sono diversi dubbi su un reale miglioramento della situazione web italiana. Concordo ovviamente con molte delle osservazioni e volevo solo precisare che nessuno sta sostenendo che in Italia la massa sia alfabetizzata (sobh!) ma solo che siamo cresciuti e che nel 2007 Internet (questa è una mia personalissima previsione ;) esploderà in Italia.
Riprendendo una vecchia frase (di Battiato?) secondo il quale di qualunque cosa parlino uomini e donne, di fatto stanno parlando sempre e solo di sesso, volevo una Vostra opinione sul tema: Blog/Web e potere.
La mia impressione è che mentre si parla della copertina del Time
("you", "we", "not you"?), di Le Web3 (politici si o no?) si sorvoli
sul fatto più importante: il potere.
Il potere di dire la propria opinione senza censure.
Il potere di creare relazioni con altre persone.
Il potere di lanciare liberamente campagne, iniziative, progetti.
Il potere di creare.
Il potere di di discutere, di diffondere meme.
Il potere di influenzare altri (decisioni, acquisti...).
Il potere.
Prima non era così, nell'epoca della scarsità e del permesso.
Ogni volta c'era bisogno del permesso di qualcuno per dire la propria opinione (le lettere al Diretore?), per mostrare il proprio talento (la Tv, la Radio, il Teatro e i loro filtri) per creare qualcosa da zero (un video>>telecamere costose, un progetto>>mancanza di risorse, una relazione>>troppo lontani, troppo introvabili).
Oggi tutto questo potere è passato nelle nostre mani.
Cosa ne pensate?
ps: ho notato che Paolo, Massimo e Gaspar sono come il Vino. All'inizio non ti piace poi col tempo inizi ad assaggiarlo e lo apprezzi ;)